DENTI SENSIBILI, CAUSE E SOLUZIONI

Tra le problematiche più frequenti nei pazienti, siano essi giovani o più in là con gli anni, la sensibilità dentale occupa sicuramente i primi posti della classifica. La causa è quasi sempre l’esposizione di una parte della radice del dente.

 

 

È bene fare una veloce panoramica sull’anatomia dentale. Il dente è formato da corona e radice. La parte denominata corona è ricoperta dallo smalto dentale, una sostanza dura, resistente e mineralizzata costituita da idrossiapatite e priva di qualsivoglia terminazione nervosa, funge, quindi, da strato di protezione nei confronti degli agenti esterni, siano essi di natura, chimica, meccanica, termica.

La corona dentale a sua volta si suddivide in corona anatomica e corona clinica; per sintetizzare, la corona anatomica è tutta la parte di dente ricoperta dallo smalto; mentre la corona clinica è la parte di dente che fuoriesce dalla gengiva, ciò significa che di norma poco sotto la gengiva il dente gode ancora della protezione dello smalto.

La radice, viceversa, è praticamente nuda. È ricoperta da un sottile strato di fibre che prendono il nome di cemento radicolare ed è costituita da dentina, sostanza mineralizzata costituita da idrossiapatite, ma in minor percentuale rispetto allo smalto, e da una buona componente organica. La dentina, se la osserviamo a livello microscopico, è cosparsa da migliaia di crateri, detti tubuli dentinali al cui interno scorrono delle minuscole fibre nervose. La dentina inoltre si trova nella corona al di sotto dello smalto.

In condizioni normali la dentina non è esposta all’ambiente orale perché è protetta dallo smalto oppure si trova nella porzione di dente “infissa” nell’osso alveolare e protetta dalla gengiva.

E allora perché i denti a un certo punto diventano sensibili? Presto detto. O lo strato di smalto si è assottigliato, oppure vi sono punti in cui la gengiva, e in alcuni casi l’osso, non coprono più la radice.

Processi cariosi, parafunzioni come il bruxismo, erosioni chimiche o meccaniche dello smalto, spazzolamento aggressivo, possono ridurre o consumare lo strato di smalto, la dentina si troverà esposta all’ambiente orale e così le sue terminazioni nervose. Il dente quindi, risulterà sensibile e si avrà grande fastidio.

Sempre lo spazzolamento aggressivo, gli esiti di una gengivite o di una malattia parodontale, possono provocare delle recessioni gengivali, ossia il livello di attacco della gengiva si troverà in una posizione più apicale, il dente apparirà più allungato. Anche in questo caso la dentina risulterà esposta provocando sensibilità e talora fastidiosi inestetismi.

Cosa fare in questi casi? Nel caso ci fosse solo abrasione dello smalto si può procedere a una semplice otturazione in composito che vada a sostituire la porzione di smalto mancante e nei casi più gravi si può consigliare di ricoprire il dente con una corona artificiale al fine si isolare il più possibile la dentina.

Se invece siamo di fronte a una recessione gengivale la soluzione più auspicabile è trattare questi difetti con le tecniche di chirurgia plastica mucogengivale. Le tecniche sono numerose e variano in base all’entità della recessione e al numero di siti interessati. L’intervento consiste nel riportare il livello dell’attacco gengivale nella posizione originaria.

 

Le tecniche utilizzate, tuttavia, vengono ancora oggi considerate dai clinici non del tutto predicibili, ossia il risultato non sembrerebbe essere garantito al 100%. In realtà sono molti i fattori da prendere in considerazione. Innanzi tutto, si deve sottolineare il fatto che più piccolo è il difetto trattato maggiore sarà la predicibilità del trattamento, cioè l’intervento su una recessione di 2-3 millimetri avrà maggiori garanzie di risultato di una recessione di 7-8 millimetri. In secondo luogo, un aspetto anamnestico di notevole rilevanza è l’abitudine al fumo del paziente. Una revisione sistematica svolta da Chambrone ha messo in evidenza che i processi di guarigione, il guadagno di attacco clinico e il grado di ricopertura radicolare sono nettamente migliori nei soggetti non fumatori rispetto ai fumatori. Infine c’è da considerare la specifica anatomia del difetto che si va a trattare, la presenza di un biotipo gengivale sottile e difetti ossei della cresta alveolare sono fattori prognostici negativi circa la perfetta riuscita dell’intervento di plastica mucogengivale. Tuttavia, si deve sottolineare come questi ultimi problemi siano oggi brillantemente superati dalle nuove tecniche chirurgiche mini invasive o che prevedono innesti di tessuto e tecniche rigenerative.

 

 

Dr. Andrea Isaia