Spazzolino elettrico o manuale? Scopri cosa cambia davvero e cosa ti conviene usare

Vuoi denti puliti e gengive sane? Allora è importante lavarsi i denti ogni giorno, ma anche scegliere lo spazzolino giusto può fare la differenza. Da anni usiamo lo spazzolino manuale, quello classico che si trova ovunque. Ora, però, sempre più persone, influenzati anche dalle pubblicità in tv e dai social media stanno passando a quello elettrico, che promette una pulizia migliore e più semplice. Ma è davvero così? Quali sono i principali vantaggi dello spazzolino elettrico rispetto a quello manuale, e come usarlo al meglio?

Perché è importante lavarsi bene i denti

Lavare i denti non serve solo a avere un bel sorriso: aiuta a evitare carie, gengive che si infiammano, placca e tartaro. Se trascuri l’igiene orale, rischi problemi non solo in bocca, ma anche in tutto il corpo. Insomma, meglio dedicare qualche minuto ogni mattina e sera a questa semplice ma fondamentale abitudine.

 

Spazzolino manuale: il classico che tutti conosciamo

Lo spazzolino manuale è economico, lo trovi ovunque e puoi portarlo facilmente in viaggio. Però, per pulire bene i denti, bisogna sapere come usarlo: se spazzoli troppo forte, puoi irritare le gengive; se lo usi male, rischi di lasciare la placca. Molte persone, anche se si lavano spesso i denti, non riescono a pulirli a fondo, soprattutto negli angoli più difficili, e spesso, non conoscendo le manovre corrette non fanno altro che spostare lo sporco da un punto all’altro della bocca.

  • Vantaggi: Costa poco, facile da trovare, comodo da portare in giro.
  • Svantaggi: Dipende da come lo usi, rischi di sbagliare tecnica, non sempre pulisce bene in ogni zona.

Spazzolino elettrico: come funziona e perché usarlo

Lo spazzolino elettrico ha una testina che si muove da sola: ruota, vibra o fa piccoli movimenti che aiutano a pulire i denti senza fare troppa fatica. Ce ne sono di vari tipi, ma tutti rendono più semplice ed efficace l’igiene orale.

  • Quelli rotanti girano in tondo e tolgono la placca meglio del manuale.
  • Quelli sonici vibrano velocissimi e arrivano anche tra i denti.
  • Quelli ultrasonici usano le onde per rompere la placca, anche senza toccare direttamente il dente.

 

 

 

I vantaggi dello spazzolino elettrico

Usare lo spazzolino elettrico ha molti benefici, e non serve conoscere bene le manovre di spazzolamento per avere denti sani e puliti

Pulisce meglio

Gli studi dicono che lo spazzolino elettrico elimina più placca e aiuta le gengive a restare sane. I movimenti sono sempre uguali.

È facile da usare

Basta guidare la testina sui denti, lui fa quasi tutto da solo. Molti modelli hanno anche un sensore che ti avvisa se premi troppo forte, così da proteggere le gengive.

Ideale per chi ha difficoltà

Spesso chi ha problemi alle mani, come l’artrite, Parkinson, o altre malattie neuromuscolari, o semplicemente problemi di vista, non riesce a pulire bene i denti. Con lo spazzolino elettrico il più delle volte si riesce ad ovviare a queste difficoltà.

Funzioni extra

I modelli più moderni hanno timer, sensori, modalità delicate, e persino app che ti aiutano a migliorare. Così segui i tempi e pulisci meglio.

Perfetto anche per i bambini

Grazie ai colori, ai suoni e ai timer divertenti, i piccoli si lavano i denti più volentieri.

Qualche limite da considerare

Lo spazzolino elettrico costa un po’ di più, va ricaricato o servono le batterie, e bisogna cambiare la testina ogni tanto. Se usato male (tipo premendo troppo forte), può comunque irritare denti e gengive.

Consigli pratici per usare lo spazzolino elettrico

  • Scegli un modello di buona qualità, magari chiedi consiglio al dentista.
  • Cambia la testina ogni 3 mesi o quando le setole si rovinano.
  • Non serve premere forte, lascia lavorare lo spazzolino!
  • Usa un dentifricio adatto alle tue esigenze.
  • Completa la pulizia con filo interdentale e collutorio.
  • Tieni lo spazzolino pulito e asciutto tra un lavaggio e l’altro.

Conclusioni

Lo spazzolino elettrico è uno strumento smart e valido per chi vuole denti puliti senza troppi sforzi. Costa un po’ di più, ma pulisce meglio, protegge le gengive e ti aiuta a seguire le giuste abitudini. Scegli quello che preferisci e ricorda: la cosa più importante è lavarsi i denti ogni giorno, con calma e attenzione. Così il tuo sorriso resterà sano e luminoso a lungo!

Igiene orale domiciliare

Lavare i denti, e soprattutto lavarli bene, non è affatto un’operazione semplice. Serve una precisa tecnica, una buona manualità e una serie di passaggi per garantirsi una corretta igiene orale e quindi una buona salute di tutto il cavo orale e dei denti in particolare.

Placca e tartaro sono i principali nemici della nostra bocca. La placca, quella patina biancastra che si deposita sui denti, sulle gengive, sulla lingua e sul palato, e su tutta la mucosa del cavo orale, è formata da residui alimentari, saliva, cellule epitaliali sfaldate, e da miliardi di batteri, ed è la principale responsabile di gengiviti, malattia parodontale, processi cariosi, tartaro e alitosi.


La placca si forma ogni giorno, già dalle prime ore dopo aver lavato i denti. Quando la placca non viene correttamente eliminata, si trasforma in breve tempo in tartaro. Il tartaro per la sua durezza e adesione ai denti, può essere rimosso soltanto con la detartrasi dentale o ablazione del tartaro che effettua il dentista o l’igienista dentale.

È necessario, quindi, combattere efficacemente la placca. Gli strumenti necessari sono:
Spazzolino. Manuale o elettrico. Lo spazzolino manuale va utilizzato spazzolando in maniera accurata tutti i denti, assicurandosi di raggiungere tutte le superfici. Lo spazzolamento deve essere effettuato in senso verticale e mai orizzontale, dalla gengiva, che va “spremuta” dalle setole, verso i denti. Bisogna spazzolare bene anche il palato e la lingua, dove si annidano gran parte dei batteri. Fondamentale il tempo di spazzolamento. Non meno di 3 minuti. Esistono spazzolini di varie forme durezza. Sarà il vostro dentista a suggerirvi quale fa al caso vostro.
Ottimi anche il gli spazzolini elettrici che con il loro movimento roto-oscillante disgregano efficacemente la placca e rendono più facile e smart la pulizia quotidiana dei denti. La testina dello spazzolino elettrico va poggiata con una lieve pressione su ogni superficie di ogni singolo dente per circa 3 secondi. Anche in questo caso sarà il vostro dentista o igienista dentale a spiegarvi la corretta tecnica di utilizzo.

Filo interdentale. Nessuno spazzolino potrà mai arrivare a detergere gli anfratti più nascosti tra i denti, soprattutto in quelli posteriori. Per ottimizzare la pulizia dei denti nella zona detta “interdentale” è necessario l’utilizzo del filo interdentale. In commercio ne esistono di varie tipologie. Purtroppo il suo utilizzo è meno diffuso del dovuto. Sia perché occorre maggior tempo da dedicare alle manovre di pulizia, sia perché spesso i pazienti riferiscono di non saperlo usare o perché si fanno male o si provocano sanguinamento. Anche in questo caso, durante le visite odontoiatriche o le sedute di detartrasi, sarà l’odontoiatra o l’igienista dentale a spiegarne in corretto utilizzo.

Scovolino. Quando gli spazi interdentali sono molto ampi e il filo interdentale non è sufficiente a raccogliere lo sporco, o se ci sono manufatti protesici come dei ponti, lo strumento ideale per detergere quelle aree è lo scovolino. Ne esistono di varie dimensioni dai più sottili ai più grossi e possono essere con setole in nylon o in gomma.

Idropulsore. Chiunque sia andato almeno una volta dal dentista, avrà notato e sperimento lo strano attrezzo che spara aria e acqua per eliminare i residui di cibo più grossolani, e detergere i denti da placca e saliva. Uno strumento simile è disponibile anche per l’igiene orale domiciliare. L’idropulsore consiste in un manipolo, con ugelli di varia forma e dimensione, che eroga acqua e aria a una pressione adeguata alla rimozione dello sporco e in particolare sotto gli elementi di ponte o di riabilitazioni complesse come le protesi su impianti. L’idropulsore ha un serbatoio che può essere riempito di sola acqua di rubinetto o a piacimento di acqua e collutorio. Il suo utilizzo da ottimi risultati, è di facile utilizzo e i pazienti sono sempre molto soddisfatti.

Dentifricio. Occorre innanzitutto fare una rivelazione. L’unico modo per eliminare la placca batterica è la rimozione meccanica. Non esiste alcuna sostanza chimica, ovviamente biocompatibile, in grado di disgregare efficacemente la placca senza agire meccanicamente. In teoria, quindi, si potrebbe benissimo lavare i denti senza dentifricio e usare solo spazzolino e filo interdentale.
Naturalmente anche i dentifrici hanno una loro utilità e vantaggio. Hanno tensioattivi in grado di catturare le molecole di sporco, sono schiumogeni, il che contribuisce a far scorrere meglio lo spazzolino, lasciano un buon odore e sapore che migliorano la sensazione di pulito. Rilasciano fluoro che depositandosi sui denti rafforzano lo smalto. Esistono poi dentifrici specifici raccomandati in caso di particolari patologie o stati. Per esempio dentifrici specifici per problemi parodontali o per la sensibilità dentinale.

Collutori. Per questi vale lo stesso principio dei dentifrici. Nella maggior parte dei casi servono a dare freschezza e senso di pulito. Sono in genere arricchiti con fluoro. In casi particolari e dietro prescrizione del vostro dentista si utilizzano collutori con particolari sostanze a seconda della patologia o stati riscontrati dal dentista, come, per esempio, i collutori con clorexidina che vengono usati per gravi problemi parodontali o dopo interventi di chirurgia orale. Per i normali collutori del commercio si consigliano quelli privi di alcol, in quanto l’alcol contenuto in questi prodotti non ha alcun potere disinfettante.

Dietro l’igiene orale domiciliare c’è un universo di tecniche, strumenti, materiali, prodotti. La sinergia tra medico e paziente è fondamentale per districarsi tra i numerosi prodotti in commercio e per distinguere tra le reali potenzialità dei vari presidi e i “miracoli” promessi dalla pubblicità. Infine sono necessari anche il monitoraggio e i controlli periodici dal proprio dentista per assicurarsi una salute orale stabile nel tempo.

Bambini e ansia da dentista

A quale genitore non è mai capitato di dover portare il proprio figlio dal dentista per un dente che dondola, per una brutta e dolora carie, per un trauma in seguito a una caduta o per un parere per quei denti storti?

E chi non deve fare i conti con pianti, paura, ansia che spesso fanno desistere dal procedere a cure, invece, fondamentali?

Un recente studio pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dentistry ha analizzato il problema e scoperto un dato molto interessante che lega lo stato di ansia alla frequenza e alla durata delle visite e degli interventi.

I risultati della ricerca dimostrano che visite brevi, di circa 20 minuti, e frequenti, a non più di 2 settimane l’una dall’altra, riducono in modo significativo l’ansia nei soggetti pediatrici.

Questa strategia, accompagnata a una buona gestione del dolore e a una corretta comunicazione tra medico e bambino, nonché a un ambiente confortevole e confidenziale, permette di trattare con successo e senza “traumi” i soggetti pediatrici, favorendo anche la gestione domiciliare da parte dei genitori.

Cosa sono gli allineatori trasparenti?

L’ortodonzia Invisibile è un sistema innovativo ma ben collaudato per risolvere i più comuni problemi di malocclusione dentale. È adatta a giovani con dentizione permanente e, soprattutto, ad adulti con importanti necessità estetico funzionali.

Si tratta di un dispositivo in resina termoplastica, realizzato su misura tramite delle impronte delle arcate dentarie, e consiste in una serie di mascherine trasparenti, sottili, di semplice applicazione, che gradualmente raddrizzano i denti, secondo il progetto estetico funzionale elaborato dall’odontoiatra mediante l’ausilio specifici software.

La terapia ortodontica con aligner, offre grande comfort e estetica, in quanto evita l’applicazione di brackets metallici e fili ortodontici, ma prevede l’applicazione di attachment in composito dello stesso colore dei denti.

La terapia con allineatori trasparenti ha durata variabile dai 6 ai 30 mesi a seconda del caso clinico. Tuttavia è importante sapere che non tutti i casi di malocclusione, soprattutto i più complessi, sono idonei ad essere trattati con gli allineatori trasparenti in modo predicibile e che non tutti i pazienti sono soggetti idonei a indossare gli aligner. In alcuni casi, infatti, l’ortodonzia tradizionale rimane ancora il gold standard in termini di predicibilità, efficacia e compliance del paziente.

Fondamentale è la visita ortodontica specialistica per studiare il tipo di malocclusione e stabilire la migliore terapia ortodontica.

Riabilitazioni protesiche in caso di edentulia totale. Una guida alla scelta della soluzione ideale

Attualmente il panorama delle riabilitazioni dentali totali offre diversi prodotti, tutti validi esteticamente e funzionalmente ma con importanti differenze che è necessario tenere in considerazione al momento della valutazione clinica.

Non sempre il paziente ha le idee chiare sulle possibili soluzioni e, soprattutto, su qual è la soluzione più adatta alle sue esigenze.

Casi di edentulia totale o gravi e irrimediabili compromissioni della dentatura, richiedono soluzioni drastiche e una piena riabilitazione con una protesi totale, per tornare a sorridere, mangiare e parlare correttamente, ripristinare il corretto assetto muscolo scheletrico.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza, fermo restando che soltanto con una visita accurata e con delle indagini radiografiche di I° e II° livello, è possibile fare una corretta diagnosi e valutare il percorso clinico più adeguato.

Le soluzioni riabilitative totali sono di 4 tipi:

La protesi totale (volgarmente detta dentiera)
Overdenture su impianti, rimovibile dal paziente
Protesi implanto sostenuta, non rimovibile dal paziente (Toronto Bridge)
Protesi fissa su impianti (circolare)

La classica protesi totale, la dentiera per intenderci, è ancora oggi un prodotto valido e in alcuni casi particolari rimane la prima scelta. Tuttavia è un prodotto tecnologicamente superato e che non sempre si addice alle esigenze anche dei pazienti più anziani. Ha il vantaggio di essere un prodotto economico e di veloce realizzazione, ma con lo svantaggio, oggi non più accettabile, di avere ridotti tassi di stabilità e ingombri importanti soprattutto a livello del palato, necessari per ottenere la dovuta ritenzione. Inoltre il manufatto va periodicamente riadattato (ribasato) per sopperire al riassorbimento osseo e delle mucose.

L’overdenture su impianti è una soluzione oggi molto utilizzata con grande successo. Le evidenze scientifiche dimostrano che il salto di qualità e comfort per il paziente è notevole, con un miglioramento sia delle funzioni masticatorie sia della vita di relazione. L’overdenture su impianti prevede l’inserimento di un numero variabile di impianti a seconda del caso clinico e di un sistema di ritenzione fisso su cui si aggancia la protesi totale. La protesi, in questo caso, sarà rimovibile da parte del paziente, ma il sistema di ritenzione fa si che il paziente non abbia problemi di ritenzione o mobilità della protesi, la quale, altresì, avrà anche ingombri ridotti. Tale soluzione permette una facile rimozione e semplice pulizia sia della protesi sia della componentistica fissa presente in bocca.

La protesi implanto sostenuta, non rimovibile dal paziente prevede, anche in questo caso, l’inserimento di un numero variabile di impianti, a seconda del caso clinico e di una protesi avvitata a questi impianti. In genere è meglio conosciuta come protesi Toronto Bridge con tecnica All on four o All on six. In tal caso la protesi è fissa. Sarà l’odontoiatra, durante i controlli periodici prestabiliti a smontare la protesi per la necessaria manutenzione. Questa soluzione offre un ottimo comfort al paziente, ingombri ridotti, assoluta stabilità, estetica eccellente. È bene ricordare che questa tipologia di protesi richiede un impegno significativo da parte del paziente nelle manovre di igiene orale quotidiana, manovre comunque facili da imparare e da eseguire. L’odontoiatra e l’igienista seguono il paziente costantemente finché tali manovre non vengono eseguite alla perfezione.

La protesi fissa su impianti o il cosiddetto circolare può essere considerato il top della riabilitazione protesica. Prevede, anche in questo caso, l’inserimento di un numero variabile di impianti, anche 8-10 impianti per ogni arcata e di una protesi fissa con elementi dentari in zirconio o ceramica feldspatica. Ha il vantaggio di avere un’estetica di elevatissima qualità, non presenta flange gengivali o estensioni del palato. Di contro è una soluzione proponibile solo su specifici casi clinici, è una soluzione economicamente molto impegnativa e l’igiene orale domiciliare deve essere assolutamente scrupolosa.

Non si può parlare di scelta migliore o peggiore bensì di scelta più idonea. La scelta non può e non deve essere solo di natura economica, ma deve tener conto di vari aspetti anamnestici, funzionali, anagrafici e sociali. Sarà il vostro odontoiatra di fiducia a guidarvi verso la soluzione a voi più consona.

Denti da latte… questi sconosciuti. Il punto della loro importanza

“Tanto sono denti da latte e devono cadere”. Questa è la frase sicuramente più sentita dagli odontoiatri quando, durante la visita a un soggetto pediatrico, il medico informa i genitori che il loro piccolo ha delle carie e che bisogna curarle.

Purtroppo è credenza ampiamente diffusa che i denti da latte, o meglio denti decidui, abbiano vita breve e che pertanto necessitano di poche cure e che quando si cariano o subiscono un trauma, l’intervento da parte del dentista non sia necessario.

Il dente da latte prima o poi cade, perché investire tempo e denaro per salvarlo? Perché sottoporre il bambino a un percorso stressante e apparentemente inutile?

La risposta, guardando due semplici immagini, dovrebbe nascere spontanea.

Le lesioni cariose provocano dolore. Spesso i bambini non riescono a individuare esattamente l’origine del dolore e lo vivono come un malessere diffuso
Le carie contengono miliardi di batteri che possono diffondersi agli altri denti e propagarsi a livello sistemico colpendo in primis le vie aeree superiori
I denti da latte vengono sostituiti dai denti permanenti con un processo che si chiama permuta e che dura molti anni, fino all’adolescenza.

I denti da latte rappresentano una “palestra” se il bambino impara a curare i denti da latte sarà bravo anche a prendersi cura dei denti definitivi; viceversa perderà anche quelli definitivi
I denti da latte aprono la strada ai denti definitivi. Se un dentino da latte viene perso precocemente è probabile che quello definitivo non avrà abbastanza spazio per erompere e rimarrà incluso.

Come evitare che i denti da latte si possano cariare?

Bisogna adottare una dieta povera di zuccheri (caramelle, dolci, bevande zuccherate, etc). Far lavare i denti dopo l’assunzione di cibi e bevande contenenti zuccheri.
Lavare spesso e bene i denti con spazzolino e dentifrici contenenti le corrette percentuali di fluoro in base all’età del bambino
Far ispezionare il cavo orale durante le visite dal pediatra
Dai 5-6 anni portare il bambino dal dentista per delle visite periodiche. I primi approcci serviranno anche per abituare il bambino alla figura del dentista e instaurare fiducia e confidenza tra il piccolo paziente e il medico.

La prima visita odontoiatrica – la strategia vincente contro le malattie del cavo orale

La prima visita odontoiatrica è un momento fondamentale nel percorso diagnostico delle patologie del cavo orale. Troppo spesso però la sua importanza è sottovalutata, con enormi conseguenze sia per la salute della bocca e dei denti, sia per il portafoglio!

La figura del dentista è molto diversa da quella di altri specialisti in medicina. In genere si va dall’ortopedico per risolvere qualche problema alle articolazioni, dall’oculista se si inizia a non vederci più benissimo, dal dermatologo se ci si accorge che un neo sta cambiando forma, e via dicendo.

Allo stesso modo è classica abitudine andare dal dentista quando quel dente comincia a dare fastidio o peggio dondola. Errore !!!

Le patologie cariose e parodontali, che tra le altre cose sono le patologie più diffuse al mondo e che coinvolgono un’altissima percentuale della popolazione, hanno un’insorgenza lenta, graduale e peggiorativa. Cosa significa? Che la carie, una volta che colpisce i denti, non può fare altro che peggiorare e portare alla totale distruzione dei dente e alla conseguente estrazione; che i problemi gengivali e parodontali, se non immediatamente curati, possono diventare cronici e irreversibili.

Come evitare tutto questo? Semplice. Prendere la buona abitudine di iniziare un percorso di prevenzione e di follow-up dal dentista.

Come? Facile. Si effettua una prima visita e, in seconda battuta, si effettuano dei richiami periodici per dei controlli.

In cosa consiste la prima visita? L’odontoiatra che vi fa accomodare sulla poltrona (riunito) effettuerà un’accurata anamnesi, ossia un’intervista circa il vostro stato di salute passato e presente. Successivamente visiterà la vostra bocca; servendosi di specchietto e specillo guarderà e sonderà i denti alla ricerca di possibili carie; valuterà lo stato di igiene e la presenza di tartaro e placca che rappresentano l’habitat ideale per miliardi di batteri. Palperà le strutture molli della bocca come lingua, guance, ghiandole, per individuare possibili anomalie. Se il dentista lo riterrà opportuno vi verrà prescritta una radiografia panoramica per individuare possibili lesioni ai denti e alle strutture parodontali. Durante la visita verrà compilato un odontogramma, una sorta di cartella clinica della vostra bocca, in cui verranno rilevati gli interventi da effettuare.

I piccoli interventi, quali la pulizia dei denti (detartrasi), la cura delle piccole carie, sono interventi brevi, economici, poco invasivi e indolori. Sempre che vengano individuati in tempo utile!! Come? Attraverso la prima visita e i controlli periodici.

La maggior parte delle patologie del cavo orale sono inizialmente asintomatiche, cioè non portano nessun disturbo e non si vedono. Quando iniziano a farsi sentire spesso è già troppo tardi e l’intervento del dentista sarà oltre che inevitabile anche più impegnativo…..

L’odontoiatra è invece in grado, tramite la prima visita, i controlli, le radiografie, di individuare precocemente i piccoli problemi prima che diventino grossi problemi.

In sostanza la parola magica è PREVENZIONE. Una vecchia campagna pubblicitaria della Mentadent diceva: prevenire è meglio che curare. Io aggiungerei che fa anche risparmiare.

Ipersensibilità dentale: cause e rimedi

Con l’arrivo della stagione estiva e del caldo, tutti noi desideriamo rinfrescarci con bevande e cibi freddi se non addirittura ghiacciati. Molti però nel gustare la propria bibita gelata, nel mordere il gelato o nell’addentare un frutto freddo, devono fare i conti con la fastidiosa e talora dolorosa ipersensibilità dentale. In quel momento iniziano a sorgere le preoccupazioni: sarà una carie? non dovrò mica devitalizzare un dente? Avrò la parodontite? Tutte domande lecite alle quali solo il vostro odontoiatra potrà rispondere dopo un’accurata visita. Le cause dell’ipersensibilità dentale possono essere molteplici e lo stimolo doloroso non è causato solo dal freddo.

L’ipersensibilità dentale è un disturbo molto comune dovuto all’esposizione della dentina, che è la struttura portante del dente, racchiude la polpa ed è fisiologicamente sensibile, perché attraversata da tubuli che contengono fibre nervose. La dentina normalmente è coperta dallo smalto e dalla gengiva, per cui non è a contatto con l’ambiente orale.

Numerosi fattori possono determinare un’esposizione della dentina all’ambiente orale e quindi provocare ipersensibilità. Generalmente la causa più comune è da attribuire a uno spazzolamento aggressivo o errato che conduce sia a un’abrasione dello strato di smalto che ricopre la dentina, sia a un’erosione e quindi a una recessione gengivale che comporta l’esposizione della porzione di dente non ricoperta dallo smalto. Un altro fattore può essere l’utilizzo di sostanze acide ed erosive che comportano la demineralizzazione dello strato di smalto con conseguente esposizione della dentina. Infine ci sono i fattori patologici quali gengivite e malattia parodontale che comportano degli stati transitori o cronici in cui la dentina si trova a non essere più ricoperta dallo smalto, oppure dalla gengiva a livello radicolare, e risponde con il dolore a stimoli di varia natura: termici, chimici, tattili od osmotici.

L’ipersensibilità dentinale si manifesta come una sensazione dolorifica non facilmente localizzabile in seguito allo stimolo termico o chimico percepito in maniera abnorme dalle fibre nervose presenti nei tubuli dentinali esposti o molto prossimi all’ambiente orale.

Ma cosa fare quando si soffre di ipersensibilità dentale?

La prima cosa da fare è quella di rivolgersi al proprio odontoiatra, l’unico in grado di fare una corretta diagnosi differenziale e individuare la causa dell’ipersensibilità.

Esiste una terapia per l’ipersensibiltà dentale?

Si i rimedi sono diversi a seconda della condizione riscontrata. Se la causa è determinata da un’abrasione dello smalto, la soluzione può consistere nel ripristino della struttura dentale mancante con i moderni materiali da otturazione, ossia i compositi. Viene così ripristinata la condizione di isolamento dei tubuli dentinali. Altre soluzioni consistono nell’utilizzo di sostanze anch’esse in grado di inserirsi nei tubuli dentinali e proteggere le terminazioni nervose dagli stimoli esterni. Queste in genere sono gel o soluzioni di floruro di sodio o floruro stannoso; nitrato di potassio; fosfato di calcio e idrossido di calcio. Una valida alternativa ai suddetti trattamenti chimici si è dimostrata essere la terapia laser.

Naturalmente è fondamentale anche la terapia domiciliare la quale prevede l’utilizzo di dentifrici e/o collutori specifici per denti sensibili a base di nitrato di potassio e fluoruro stannoso. Indispensabile poi praticare una corretta igiene orale, adottando una corretta tecnica di spazzolamento e di utilizzo del filo interdentale, per prevenire infiammazioni parodontali, che possono dare origine alla recessione gengivale; usare un dentifricio specifico per i denti sensibili; evitare di spazzolare con eccessivo vigore o con una tecnica inadeguata; usare uno spazzolino più morbido specifico per soggetti con denti sensibili; usare cautela nel consumo di alimenti acidi che possono comportare l’usura dello smalto dei denti, quali succhi di frutta, vino, aceto e bibite gasate.

Le medesime precauzioni sono necessarie altresì per una corretta e sana prevenzione, senza trascurare la visita dal proprio odontoiatra almeno ogni 6 mesi per il controllo periodico e intercettare precocemente eventuali problematiche.

Ortodonzia, è solo questione di estetica?

Avere i “denti dritti” è oggi una delle richieste più frequenti dei pazienti che si rivolgono al proprio dentista. In un’epoca segnata dalla presenza dei social e sui social, dall’importanza dell’estetica, dell’immagine che si da di sé nelle relazioni sociali e nell’abito lavorativo, l’avere un bel sorriso è sicuramente un valore aggiunto, una marcia in più. Ma è sbagliato porre tanto interesse e investire sulla bellezza del proprio sorriso? Assolutamente no! Nella maggioranza dei casi un bel sorriso, la cosiddetta dentatura perfetta è anche sinonimo di salute orale e non solo. E ciò che funziona bene spesso è anche bello da vedere. In altre parole, avere i “denti dritti” non è solo questione di estetica, ma anche e soprattutto una questione di salute orale ed equilibrio sistemico.

Cosa è l’ortodonzia?
È la branca dell’odontoiatria che studia la funzionalità masticatoria e quindi la disposizione dei denti e i rapporti tra mascella e mandibola. Studia e mira alla risoluzione degli squilibri a carico dell’occlusione dentale e della morfologia dei mascellari. Il fine ultimo è avere un apparato dento scheletrico armonico sia nei singoli elementi sia nella totalità delle sue strutture.

L’ortodonzia presuppone un costante controllo dei casi esaminati e una corretta educazione igienica e comportamentale fin dai primi anni di vita.

Il primo obiettivo è l’educazione e la prevenzione senza la quale non esiste prevenzione ortodontica. Il dentista educherà i genitori che poi trasmetteranno le conoscenze ai figli circa i principi di corretta igiene orale e sulle abitudini comportamentali da adottare o evitare per non incorrere in alterazioni della struttura dentale.

L’ortodonzia riguarda solo i bambini?
No, l’ortodonzia o meglio la correzione dei difetti di posizione dei denti può essere effettuata a qualsiasi età salvo la presenza di alcune controindicazioni.

Per quanto riguarda i bambini, la prima visita odontoiatrica va effettuata al terzo anno di vita quando tutti i denti decidui sono erotti. A questa età si possono notare già i piccoli difetti di posizione che non sono ancora definitivi in quanto sia la dentizione che la formazione delle ossa dei mascellari è ancora in atto, e sono quindi facili da correggere anche con la sola educazione comportamentale: evitare o limitare la suzione del dito o del ciuccio; assicurarsi che il bambino respiri correttamente dal naso; verificare che il bambino non stia con la lingua in posizione infradentale.

Dai tre anni in su si sorveglia il bambino assicurandosi che non vi siano interferenze nei maccanismi di crescita e nella salute orale e sistemica.

La prevenzione ortodontica non riguarda solo i denti ma interessa tutta la porzione inferiore del viso. Gli interventi ortodontici possono risolvere anche problemi relativi alla respirazione e la fonazione; problemi parodontali, elementi dentali corretti più difficilmente hanno problematiche parodontali; di natura estetica, tenendo conto che un apparato funzionale è sempre gradevole esteticamente.

Nel bambino le malocclusioni possono essere intercettate nei momenti di maggiore sviluppo e risolti con degli apparecchi funzionali e ortopedici che correggono le parafunzioni e ripristinano la giusta morfologia dento scheletrica.

Come detto l’ortodonzia non è solo una prerogativa dell’età infantile. Sono sempre di più gli adulti che decidono di dire basta agli inestetismi che spesso provocano disagio e influiscono non poco sulla sfera psicosociale. Nell’adulto, dato che le strutture scheletriche sono ormai formate si può sempre intervenire ma si andrà a modificare solo la posizione dei denti tramite un apparecchio ortodontico e un’adeguata contenzione. Sarà l’odontoiatria, una volta studiato il caso, a individuare la terapia più adatta e i tempi del trattamento.

Dottore, che dentifricio devo usare?

Dentifricio. Quale scegliere?

Dottore che dentifricio devo usare? Questa è la classica domanda che ogni dentista sente rivolgersi ogni qual volta il paziente manifesta una problematica parodontale o di sensibilità dentinale o ancora quando vorrebbe migliorare l’aspetto dei propri denti. La stessa domanda viene posta nel momento in cui siamo noi a fare un appunto circa l’igiene orale dei nostri pazienti.

Sul mercato ci sono centinaia di prodotti che promettono di risolvere qualsiasi tipo di problema. Spesso le dinamiche pubblicitarie se non ingannevoli possono risultare fuorvianti. Per cui è bene fare alcune doverose precisazioni.

La premessa fondamentale sta nel fatto che la rimozione della placca e dei residui alimentari può avvenire solo grazie a un’efficace azione meccanica effettuata con lo spazzolino manuale o elettrico e con l’ausilio del filo interdentale. A rigor di logica ci si potrebbe lavare i denti con il solo spazzolino, senza nessun dentifricio. Detto questo l’uso del dentifricio ha diverse azioni coadiuvanti.

In primis ormai quasi tutti i dentifrici contengono adeguate quantità di fluoro che favorisce la rimineralizzazione dello smalto e, quindi, hanno una comprovata azione carioprotettiva. In secondo luogo i dentifrici contengono principi tensioattivi che agevolano la rimozione dei residui (similmente alle sostanze tensioattive dei detergenti casalinghi); contengono sostanze che rinfrescano l’alito e che danno una sensazione di pulizia e freschezza molto piacevole che induce a utilizzare sempre più il prodotto, a tutto beneficio della salute orale.

Alcuni dentifrici hanno azioni specifiche. Per esempio i prodotti desensibilizzanti. Questi sono efficaci perché contengono sostanze in grado di sigillare i tubuli dentinali e diminuire la sensibilità. Il loro uso deve essere continuativo in quanto la saliva e la masticazione dilavano il prodotto.

Altri dentifrici contengono sostanze antibatteriche quali per esempio lo zinco, utili al mantenimento domiciliare delle problematiche parodontali, che tuttavia non può sostituire la terapia causale svolta dall’odontoiatra.

Un discorso un po’ più attento va fatto per i dentifrici smacchianti/sbiancanti. L’azione smacchiante dei dentifrici è per lo più svolta dal bicarbonato di sodio e da microgranuli ad azione abrasiva; questi prodotti devono essere usati con cautela, se usati in modo continuativo possono portare, quando accompagnati da uno spazzolamento eccessivamente vigoroso, a erosione dentale e abrasione delle gengive con conseguente compromissione estetica e funzionale. Lo smacchiamento deve essere svolto in maniera controllata dall’odontoiatra in studio. Piuttosto sarebbe bene evitare o ridurre l’uso di sostanze che macchiano i denti quali il fumo e il caffè.

Anche lo sbiancamento, che è ottenuto grazie a sostanze quali il perossido di idrogeno e di carbamide ad alti volumi, i quali sono altamente corrosivi, è bene sia svolto in studio in maniera professionale e una tantum. I prodotti da banco contengono percentuali minime di tali sostanze e quindi possono essere utilizzati in totale sicurezza, ma con risultati sicuramente inferiori rispetto allo sbiancamento professionale. Questi prodotti inoltre eliminano il biofilm naturale che si crea sulle superfici dei denti, causando una maggiore sensibilità dentinale, comunque passeggera. I dentifrici sbiancanti risultano utili, sempre se usati con oculatezza, in un percorso di mantenimento. Altri dentifrici sbiancanti offrono esclusivamente un effetto ottico. Si tratta di microcristalli che si depositano sullo smalto e rifrangono la luce in modo tale da farli apparire più bianchi. In definitiva per assicurare una buona igiene orale è possibile usare qualsiasi tipo di dentifricio, scegliendo quello più idoneo alle proprie problematiche o necessità. La scelta però deve essere consapevole e si deve essere informati circa i prodotti da acquistare.