I disturbi del sonno rappresentano un problema sempre più pregnante nella nostra società moderna, scandita da ritmi frenetici, abitudini scorrette e da scarse possibilità di riposo e sano relax.
Tra questi, uno dei più diffusi è la Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS). La sindrome è conosciuta da molto tempo e inizialmente era stata inquadrata nella sola sfera neurologica. Oggi invece si ritiene che il quadro patogenetico e clinico possa rientrare nell’interesse di numerose specialità mediche tra cui cardiologia, endocrinologia, urologia, otorinolaringoiatria e da qualche anno anche nell’ambito dell’odontoiatria.
Le OSAS interessano il 4-5% della popolazione e sono caratterizzate da un’ostruzione intermittente delle vie aeree superiori parziale o completa, che altera la normale ventilazione durante il sonno e di conseguenza la normale architettura del sonno. Il segno principale delle OSAS è dato dal russamento che interessa circa il 30% della popolazione sotto i 60 anni e il 60% degli over 60 maschi e il 40% delle femmine. Nei casi più esasperati si verifica l’interruzione o la riduzione del flusso respiratorio per più di 10 secondi, cui segue un brusco atto respiratorio (fame d’aria) spesso accompagnato da un brusco risveglio e sensazione di angoscia. Il ritmo del sonno viene così disturbato con effetti deleteri della vita lavorativa e di relazione. Chi soffre di disturbi del sonno accusa spesso deficit dell’attenzione, eccessiva sonnolenza diurna o, viceversa, iperattività, scarso rendimento scolastico o lavorativo. La Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno hanno talora ripercussioni sistemiche, in particolare a carico del sistema endocrino:
- Deficit GH (ormone della crescita)
- Acromegalia (crescita abnorme della estremità degli arti)
- Sindrome metabolica
- Diabete
- Obesità
- Iposurrenalismo
- Ipotiroidismo
- Disfunzione erettile
Anche il sistema cardiocircolatorio può andare in tilt in seguito a OSAS:
- Ipertensione
- Ipertrofia ventricolare sinistra
- Aritmie
- Scompenso cardiaco
- Fibrillazione atriale
Tra le cause possiamo distinguere i disturbi neurologici a carico del sistema nervoso centrale, e i disturbi meccanici rappresentati dall’obesità e da dismorfosi craniofacciale; mentre fattori predisponenti sono un’anamnesi famigliare positiva, il tabagismo e il consumo di alcol.
Il gold standard per la diagnosi dei disturbi respiratori del sonno è rappresentato dalla polisonnografia (PSG). Questo esame permette di differenziare tra i vari disturbi del sonno e serve da follow-up per la verifica dell’efficacia del trattamento scelto.
I trattamenti oggi proposti sono numerosi e, tra questi, dalla fine degli anni 80, sono entrati di diritto anche diversi device intraorali. Il trattamento di prima scelta nella terapia dell’OSAS è il CPAP che consiste in un dispositivo che agendo come una pompa pneumatica insuffla aria in maniera continua prevenendo il collasso delle vie respiratorie. In età pediatrica il trattamento di prima scelta è la adenotonsillectomia, salvo i casi in cui il trattamento è controindicato o si reputa non risolutivo. In alternativa si propongono terapie farmacologiche o, appunto, i device intraorali.
Il CPAP, nonostante sia il trattamento di prima scelta nell’adulto, ha il grosso difetto di avere una scarsa compliance; si tratta di un macchinario con una maschera nasale che deve essere indossata e portata tutte le notti. In alternativa e nei casi più complessi è possibile anche sottoporsi a un intervento chirurgico risolutivo che comporta l’allargamento del PAS (spazio aereo posteriore). L’intervento storicamente di maggior successo è l’uvulopalatofaringoplastica, tuttavia la moderna chirurgia sta virando verso un intervento di Chirurgia di Espansione Laterale.
Anche l’odontoiatria è interessata alla problematica. Le dismorfosi cranio facciali possono creare una situazione sfavorevole alla corretta respirazione. La retrusione mandibolare, cioè le seconde classi scheletriche determinano un restringimento del PAS, lo spazio aereo posteriore. Nei casi lievi o moderati i device intraorali come gli apparecchi funzionali e ortopedici quali Herbst e riposizionatori possono contribuire a risolvere, oltre i problemi ortodontici e occlusali, anche quelli respiratori.
Nei casi più gravi si può, infine, intervenire con la chirurgia maxillo facciale. Tale intervento prevede l’avanzamento delle ossa mascellari e mandibolari e il ripristino della pervietà delle vie aeree.
Il punto di forza dei device intraorali od occlusali è rappresentato dal carattere conservativo, minimamente invasivo e completamente reversibile del trattamento. Il loro utilizzo è complementare e compatibile con qualunque altro trattamento medico. Non si riscontrano rischi biologici e offrono una maggior compliance del paziente rispetto alle altre terapie proponibili.
Gli specialisti affermano, confortati da un’ormai ricca letteratura, che il trattamento delle OSAS per via occlusale è destinato a crescere.